L'altra verità Un film di Ken Loach
Cinema Fratelli Marx
Corso Belgio, 53 - Torino. Telefono: +39 0118 121 410 mappa»
Con Mark Womack, Andrea Lowe, John Bishop, Geoff Bell, Jack Fortune.
continua»
Titolo originale Route Irish. Drammatico, durata 109 min. - Gran Bretagna, Francia, Italia, Belgio, Spagna 2010. - Bim uscita mercoledì 20 aprile 2011. Giancarlo Zappoli (mymovies) Liverpool. Fergus e Frankie sono stati amici sin dall'infanzia sognando, sul traghetto che attraversa il fiume Mersey, viaggi impossibili. Divenuti adulti Fergus ha viaggiato come membro della SAS, le forze armate speciali britanniche. Una volta congedato ha convinto l'amico Frankie (ex paracadutista) ad andare in Iraq con lui. Entrambi operano come contractors (i guardiaspalle armati fino ai denti ingaggiati per proteggere privati). Nel settembre 2007 Frankie viene ucciso sulla Route Irish, la strada più pericolosa del mondo che si trova a Baghdad. Fergus, sconvolto dall'accaduto, non crede alla versione ufficiale e prende ad indagare sulla morte dell'amico. Al suo fianco ha Rachel, la vedova.
Ken Loach, aasieme al fedelissimo Paul Laverty, torna ad occuparsi del macrocosmo in cui il potere economico e quello militare si mescolano in maniera inestricabile e perversa. Lo aveva fatto nell'ormai lontano 1996 con La canzone di Carla in cui denunciava la presenza in Nicaragua di ‘consiglieri' americani istruttori di tortura per le forze paramilitari con l'interpretazione di uno straordinario Scott Glenn. Ora come allora Loach ha bisogno però di partire dal microcosmo 'umano' per dare ancora piu' forza alla propria denuncia. Se all'epoca prendeva le mosse da un amore che portava alla scoperta di un mondo di soprusi e sevizie oggi inizia da un'amicizia di quelle destinate ad essere più forti della morte. Una morte della quale (ci ricorda Loach che da tempo si è assunto il compito di fare luce su quanto tendiamo a rimuovere dalla coscienza collettiva) i portatori sono quelli che un tempo si chiamavano con spregio mercenari e che oggi vengono gratificati dalla eufemistica denominazione di 'contractors'. Uomini non al servizio di un ideale (per quanto sempre da verificare) come i militari ma pronti a calpestare qualsiasi regola pur di rispondere alle esigenze dei loro munifici ‘padroni'. Fergus è uno di loro, non è un good guy ma ha conservato dentro di sé (o crede di averlo conservato) il senso del limite. Così come Frankie, incapace di accettare l'indifferenza morale di chi uccide bambini senza il benché minimo rimorso.
L'umanista Ken Loach non può fare finta di nulla dinanzi a un potere economico che sfugge a qualsiasi controllo portando la morte ieri in Iraq e oggi forse già in Darfur o altrove nel mondo con il silenzio complice di chi sa ma preferisce volgere lo sguardo in un'altra direzione. Esattamente il contrario di quello che continua a fare il suo cinema.
Ken Loach, aasieme al fedelissimo Paul Laverty, torna ad occuparsi del macrocosmo in cui il potere economico e quello militare si mescolano in maniera inestricabile e perversa. Lo aveva fatto nell'ormai lontano 1996 con La canzone di Carla in cui denunciava la presenza in Nicaragua di ‘consiglieri' americani istruttori di tortura per le forze paramilitari con l'interpretazione di uno straordinario Scott Glenn. Ora come allora Loach ha bisogno però di partire dal microcosmo 'umano' per dare ancora piu' forza alla propria denuncia. Se all'epoca prendeva le mosse da un amore che portava alla scoperta di un mondo di soprusi e sevizie oggi inizia da un'amicizia di quelle destinate ad essere più forti della morte. Una morte della quale (ci ricorda Loach che da tempo si è assunto il compito di fare luce su quanto tendiamo a rimuovere dalla coscienza collettiva) i portatori sono quelli che un tempo si chiamavano con spregio mercenari e che oggi vengono gratificati dalla eufemistica denominazione di 'contractors'. Uomini non al servizio di un ideale (per quanto sempre da verificare) come i militari ma pronti a calpestare qualsiasi regola pur di rispondere alle esigenze dei loro munifici ‘padroni'. Fergus è uno di loro, non è un good guy ma ha conservato dentro di sé (o crede di averlo conservato) il senso del limite. Così come Frankie, incapace di accettare l'indifferenza morale di chi uccide bambini senza il benché minimo rimorso.
L'umanista Ken Loach non può fare finta di nulla dinanzi a un potere economico che sfugge a qualsiasi controllo portando la morte ieri in Iraq e oggi forse già in Darfur o altrove nel mondo con il silenzio complice di chi sa ma preferisce volgere lo sguardo in un'altra direzione. Esattamente il contrario di quello che continua a fare il suo cinema.
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