SALA ARANCIO
incontri al CINEMA
dell'Associazione Culturale Quintiliano

martedì 24 gennaio 2012

Mercoledì 25.01.12 ore 20.05


Cinema Massimo

Via Verdi, 18 - Torino. Telefono: +39 0118 125 606  mappa» 
L'industriale Un film di Giuliano Montaldo. Con Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Eduard Gabia, Elena Di Cioccio, Elisabetta Piccolomini, Andrea Tidona, Mauro Pirovano, Gianni Bissaca, Roberto Alpi, Francesco Scianna Drammatico, durata 94 min. - Italia 2011 
Proprietario di una fabbrica ad un passo dal fallimento, l'ingegnere quarantenne Nicola Ranieri non può più ottenere prestiti bancari per tamponare la situazione. Se la procedura di una salvifica join venture con una compagnia tedesca è sempre più incerta, per caparbietà e orgoglio rifiuta anche quell'aiuto economico della ricca suocera che potrebbe salvarlo. Mentre gli operai dimostrano comprensibile preoccupazione per il loro futuro, la moglie Laura appare sempre più distante. L'industriale comincia così a nutrire dubbi sulla fedeltà della consorte e si mette a pedinare ogni sua mossa.
A tre anni da I demoni di San Pietroburgo, ultimo lungometraggio di finzione di una carriera registica cinquantennale, Giuliano Montaldo torna al cinema con un lavoro teso, suggestivo e azzeccato nella sua adesione alla storia contemporanea del Paese. L'Italia mostrata è, infatti, quella della grande crisi economica degli ultimi anni, terra degli imprenditori travolti dal fallimento e del denaro che brucia. Calato nella notevole fotografia di Arnaldo Catinari – plumbea, fredda, grigissima – questo racconto che conferma l'impegno civile dell'autore è dotato di apprezzabili evoluzioni, di graffianti riavvii e precise notazioni in grado di tenere desta l'attenzione fino all'ambiguo finale. Proprio nei momenti in cui pare afflosciarsi, la sceneggiatura del cineasta e di Andrea Purgatori trova, invece, nuovi sbocchi e inaspettate intonazioni (la gag dei ristoratori giapponesi) fino a quella coda gialla che dà un volto completamente differente alla storia così come l'avevamo immaginata. L'aspetto economico – pubblico (la vicenda della fabbrica) e quello affettivo – privato (l'allontanamento della moglie) avvalorano insieme il totale fallimento del personaggio ben interpretato da Pierfrancesco Favino, cui sfugge il divario tra l'avventuroso passato del genitore e il suo spietato presente. Si tratta di una disfatta che coinvolge inoltre la figura paterna, assenza – presenza dietro a molti atteggiamenti di Nicola: nell'operaio più anziano della fabbrica o nell'amico imprenditore che incontra in piscina c'è, nemmeno troppo nascosto, il riverbero di un padre cui non vuole o non può dare delusioni. Nonostante qualche goffaggine di troppo e alcuni stereotipi, specialmente nei caratteri secondari, il film di Montaldo ha il merito di far riflettere e di intrattenere, nella memorabile cornice di una Torino piovigginosa, livida e quasi priva di colore. Il critico cinematografico Steve Della Casa interpreta uno degli operai.
Marco Chiani (mymovies)
Appuntamento proposto da

mercoledì 11 gennaio 2012

Mercoledì 11.01.12 ore 20.25

Cinema Romano

Galleria Subalpina - Torino. Telefono: +39 0115 620 145  mappa» 

Midnight in Paris


 

 



di Giancarlo Zappoli     (mymovies)

Gil (sceneggiatore hollywoodiano con aspirazioni da scrittore) e la sua futura sposa Inez sono in vacanza a Parigi con i piuttosto invadenti genitori di lei. Gil è già stato nella Ville Lumiêre e ne è da sempre affascinato. Lo sarà ancor di più quando una sera, a mezzanotte, si troverà catapultato nella Parigi degli Anni Venti con tutto il suo fervore culturale. Farà in modo di prolungare il piacere degli incontri con Hemingway, Scott Fitzgerald, Picasso e tutto il milieu culturale del tempo cercando di fare in modo che il ‘miracolo' si ripeta ogni notte. Suscitando così i dubbi del futuro suocero.
Woody Allen ama Parigi sin dai tempi di Hello Pussycat e ce lo aveva ricordato anche con Tutti dicono I Love You. Nella sequenza di apertura fa alla città una dichiarazione d'amore visiva che ricorda l-ouverture di Manhattan senza parole. Ma anche qui c'è uno sceneggiatore/aspirante scrittore in agguato pronto a riempire lo schermo con il suo male di vivere ben celato dietro lo sguardo a tratti vitreo di Owen Wilson. Solo Woody poteva farci ‘sentire' in modo quasi tangibile la profonda verità di un ‘classico' francese che nella parata di personalità che il film ci presenta non compare: Antoine de Saint Exupery. Il quale ne “Il piccolo principe” fa dire al casellante che nessuno è felice per dove si trova. Il personaggio letterario verbalizzava il bisogno di cercare sempre nuovi luoghi in cui ricominciare a vivere. Il Gil alleniano vuole sfuggire dalla banalità dei nostri giorni ma trova dinanzi a sé altre persone che esistono in epoche che ai posteri sembreranno fulgide d'arte e di creazione di senso ma non altrettanto a chi le vive come presente.
Se il Roy di L'uomo dei tuoi sogni era solamente uno scrittore avido di successo Gil è affamato di quella cultura europea di cui da buon americano si sente privo. Ma ha lo sguardo costantemente rivolto all'indietro. Forse, sembra dirci Woody, ha ragione ma è comunque indispensabile uno sforzo costante per cercare nel presente le ragioni del vivere e del creare. A Gil Allen concede quella speranza che invece negava perentoriamente (e con ragione) a Roy. Ricordandoci (ancora una volta e con delle evidenti analogie con La rosa purpurea del Cairo) che nulla può consentirci di sfuggire a noi stessi e al nostro tempo e che forse (nonostante tutto) è bene così.






Appuntamento proposto da