SALA ARANCIO
incontri al CINEMA
dell'Associazione Culturale Quintiliano

venerdì 25 marzo 2011

Lunedì 28.03.11 ore 20

Cinema Fratelli Marx

Corso Belgio, 53 - Torino. Telefono: +39 0118 121 410  mappa» 

Silvio Forever

Un film di Roberto Faenza, Filippo Macelloni. Documentario, durata 85 min. - Italia 2011. - Lucky Red
recensione di Peter Gomez    
Se non lo voti, alla fine ti viene quasi voglia di votarlo. Se lo voti, alla fine ti chiedi perché lo hai fatto. È un film strano Silvio Forever, di Roberto Faenza e Filippo Macelloni, scritto da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. È una pellicola bellissima quando, per la viva voce del suo unico protagonista - a tratti originale, a tratti doppiata alla perfezione da Neri Marcorè sulla base di dichiarazioni autentiche - ti racconta la parabola del grande venditore. Del “più grande piazzista che ci sia al mondo”, come lo ha definito Indro Montanelli.
Diventa invece un'opera incompiuta quando il film affronta l'altra faccia del magico Silvio. Quella più oscura del grande compratore che, nei fatti, il film affronta solo quando narra il singolare rapporto tra il presidente del Consiglio e le donne. Certo, nella pellicola di Faenza è proprio Berlusconi a rivelare: "Il mio segreto è lo charme. I meccanismi per sedurre una donna o per conquistare il consenso in politica sono gli stessi". Lasciando così pensare, allo spettatore più malizioso, che quello è un paragone ad alto rischio. Visto che nel buio della sala sfilano le immagini di Ruby e le altre, mentre il sonoro ti regala gli audio dei nastri della escort barese Patrizia D'Addario intenta a parlare con lui del “lettone di Putin”.
Ma, decidere di non spiegare che dietro alla conquista della Mondadori ci sono anche le mazzette versate a un giudice, o chiudere il capitolo Cosa Nostra con le immagini del premier che difende Dell'Utri e attacca i magistrati, alla fine significa immortalare un cavaliere dimezzato. Ovvio, Marco Travaglio, davanti a Daniele Luttazzi, sostiene che nei forzieri del giovane Berlusconi entrarono capitali di ignota provenienza. E alla fine risulta più convincente di Silvio che nega e, parlando di sé in prima o terza persona, assicura di avere un'altezza nella media, per poi raccontare di quando da piccolo salvò la sorella, di quando andava a mungere le vacche ottenendo in cambio il burro, o vendeva i compiti in classe ai compagni, versando regolarmente in beneficenza quanto ricevuto.
Ma proprio perché il film, come ripetono gli autori, non vuole essere “un film politico”, avrebbe forse dovuto avere – a tratti – un maggior rigore documentaristico. Berlusconi è un personaggio complesso. Che va narrato in tutte sue sfaccettature. Per questo le piccole omissioni (dove sono i fratelli della Loggia P2? dove sono i finanzieri che andarono a lavorare per lui dopo le verifiche fiscali nelle sue aziende?) rischiano di trasformarlo, semplicemente, in una simpaticissima canaglia.
Le immagini di repertorio, le interviste dimenticate, il filmati recuperati anche su youtube o da emittenti estere, servono insomma per ribadire quello che anche chi gli è amico non nega più: Berlusconi vende sogni. Le voci contrarie, pur presenti nel film, non bastano invece per raccontare la sua capacità di fare acquisti. Anche di persone. Così alla fine Silvio Forever, più che una biografia non autorizzata di un potente uomo politico, diventa l'avvincente ritratto di un paese, l'Italia, che vuole per sempre restare scugnizzo. Un paese furbo, intelligente, spregiudicato. Ma irrimediabilmente piccolo.

APPUNTAMENTO PROPOSTO DA



lunedì 7 marzo 2011

APPUNTAMENTO ANNULLATO Giovedì 10.03.11 ore 20

Cinema Fratelli Marx

Corso Belgio, 53 - Torino. Telefono: +39 0118 121 410  mappa» 

Nina è una ballerina del New York City Ballet che sogna il ruolo della vita e un amore che spezzi l'incantesimo di un'adolescenza mai finita. Incalzata da una madre frustrata, si sottopone a un allenamento estenuante sotto lo sguardo esigente di Thomas Leroy. Coreografo appassionato e deciso a farne una fulgida stella, Leroy le assegna la parte della protagonista nella sua versione rinnovata del “Lago dei cigni”. Sul palcoscenico Nina sarà Odette, principessa trasformata in cigno dal sortilegio del mago Rothbard, da cui potrà scioglierla soltanto il giuramento di un eterno amore. Eterea e piena di grazia Nina incarna alla perfezione il candore del cigno bianco e con difficoltà il suo doppio nero e tenebroso, che in una superba variazione ingannerà il suo principe e la voterà al suicidio. La ricerca ossessiva del suo lato oscuro e della consapevolezza della propria sessualità la condurranno verso una tempesta emozionale e all'incontro con Lily, insidiosa rivale in nero. Dietro le quinte Nina si strugge e si predispone a ‘doppiare' il suo cigno bianco.
Due anni dopo l'incarnazione radicale trovata in The Wrestler e nel campione in disarmo di Mickey Rourke, il cinema di Darren Aronofsky mette in schermo una storia speculare. Fondato sullo stesso semplice “teorema”, salire su un ring o sulle tavole del palcoscenico per esistere, Black Swan coglie questa volta la protagonista al debutto con la vita e nel ruolo della vita. Per essere, la Nina della Portman sarà obbligata a prendere un ascensore per l'inferno e a battersi col suo doppio fino a contemplarlo e a raggiungere con lui la perfezione. In aiuto del regista newyorkese interviene il balletto per antonomasia, un classico del teatro di danza, sintesi perfetta di composizione coreografica e lunare poesia tardo romantica, di chiarezza formale e inquietanti simboli psicoanalitici, che contrappone un cigno bianco (Odette) a un cigno nero (Odile) tra arabesque e attitude, tra fremiti nervosi di braccia e straordinari movimenti del corpo. E proprio tale prospettiva presta il fianco ad avvitamenti mentali, fluttuazioni interiori e metamorfosi corporali che mancano il segno, ostentando le smisurate ambizioni filosofiche dell'autore.
I rapporti spaziali-geometrici tra i protagonisti e l'architettura viva e in movimento creata dal Corpo di Ballo, perfetta rifrazione e moltiplicazione di Odette, ispirano Black Swan e fondano la sua storia senza limiti e confini di genere. Dramma, mélo, thriller e horror si combinano sullo spazio scenico (ri)creato da Aronofsky e diviso in poli d'attrazione positivi e negativi che si annullano al centro nel momento dell'estasi amorosa di Odette e del suo principe, di Nina e del suo coreografo.
Anche questa volta il regista mette al centro della scena un corpo, una donna alle prese con l'altro da sé, ossessione e oggetto di venerazione con cui cercare una possibile integrazione. Ma se a Mickey Rourke, saturo di carne e livido di pugni in faccia, è riuscita l'impresa del volo sul nero dell'epilogo, Natalie Portman fallisce la parabola e la verità del corpo, ricalcando la gestualità cignesca e crollando a terra. 

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